Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. (Vangelo di Matteo)
Diciamo Padre, non padrone, tremendo, fascinoso e terrificante, ma usiamo l’espressione più intima, Abbà, con cui il Figlio per essenza si rivolge al suo Genitore e chiama noi, figli adottivi, a fare altrettanto.
Diciamo Padre, perché Dio ha inteso farci a immagine e somiglianza sua, portatori di un indistruttibile patrimonio genetico, che rende tutti noi simili a lui e quindi vocati a realizzare in noi l’impronta originaria.
Diciamo Padre, perché impariamo a vivere da fratelli, che si riconoscono tali, in quanto generati dalla stessa fonte e tratti dalla stessa roccia.
Diciamo Padre perché Dio non è lontano, ma vicino, prossimo, pronto a piegarsi su noi, sollevarci sulle braccia e mostrarci, dall’altezza della sua posizione, la verità sul mondo, su noi, sull’uomo
Diciamo Padre, perché Dio si adatta ai nostri modi, si rinchiude nelle nostre parole, balbetta come noi, per farsi intendere da creature simili a fanciulli che stentano a parlare.
Diciamo Padre, perché Dio sopporta le nostre ragazzate, come un Padre è solito compiere a riguardo dei suoi figli, tutti indistintamente assimilati al figliol prodigo che esce di casa o al figlio maggiore, che ha continuato a vivere nella dimora paterna senza convinzione e senza amore.
Diciamo Padre, perché chiamati a condividere la eredità paterna, consistente in quel regno, che proprio nella preghiera del Pater chiediamo con insistenza.
Diciamo Padre, perché chiamati a condividere, oltre ai beni dell’eredità paterna, anche la responsabilità della sua amministrazione, di cui diveniamo custodi, annunciatori, servitori e missionari e non soltanto passivi fruitori.
Diciamo, “Padre nostro” e non “padre mio”, perché chiamati a invocare Dio come Chiesa, santa convocazione, popolo di fratelli, che tanto più saranno esauditi, quanto più vivranno il perdono e la misericordia reciproca, come ripetiamo, “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Che la preghiera del Padre nostro sia la nostra invocazione, la nostra compagnia, il nostro conforto, il nostro impegno, la nostra attesa.
P. Guido Bendinelli OP