RIFLESSIONI

A hard rain is gonna fall! (Bob Dylan): impariamo a leggere i segni del nostro tempo

P. Guido Bendinelli OP
Una “pioggia pesante sta per cadere”, cantava Bob Dylan negli anni della Guerra Fredda, e oggi quel fantasma è riapparso. Questa riflessione di padre Guido Bendinelli OP, diventa una forte esortazione per radicarci sempre più nella fede e nelle ragioni della speranza.In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».(Luca 12, 54-59)

I segni atmosferici, quelli che preludono al bello o alla tempesta, sono chiari per chi è uso a scrutare le stelle o essere sospinto dai venti. Pescatori e agricoltori, naviganti e boscaioli, sanno prevedere questi eventi, spesso meglio di scienziati e metereologi. E Gesù da ciò prende spunto per criticare l’ipocrisia di quanti non riescono a comprendere il tempo della salvezza che sta compiendosi sotto i loro occhi. Segni e miracoli sono avvenuti, una Parola di conversione è risuonata per le contrade di Palestina, eppure tutto questo non ha cambiato i cuori della generazione di Gesù.

Ma anche la nostra non è messa meglio. La Chiesa annuncia un messaggio di fiducia, incita alla misericordia, sprona alla solidarietà, invita al perdono e alla pace come unica via in vista della convivenva umana, mostra come tutto questo discenda dal progetto divino sul mondo. Eppure uomini e donne stentano ad affacciarsi su questi orizzonti, preferendo la loro disperazione, che decidere di battersi il petto, e cambiare vita. Siamo circondati da un nugolo di testimoni, che non sono soltanto papa Francesco, ma i tanti santi che accompagnano la vita della nostra Chiesa. Eppure si preferisce appellarsi agli scandali dei cristiani, che accettare di convertirsi. I giovani si riempiono di pasticche per esorcizzare la paura della morte, eppure guai a parlare di Gesù, che è il trionfatore sulla morte! Le famiglie si dividono, i figli devono subire il trauma della separazione dei genitori, eppure nessuno che celebri la bellezza del matrimonio cristiano, sacro, indissolubile, fedele, ma si propone come alternativa la via della libera convivenza.  COVID e guerra in Ucraina, stanno cambiando la nostra vita, suscitando angoscia e terrore di una catastrofe imminente, eppure si continua a ragionare come fossimo eterni, senza minimamente pensare all’incontro con l’Eterno! Si è anzi più disposti a cercare consolazioni nei tanti surrogati di questo mondo, ritenendo la gioia della vita eterna una favola per fanciulli!

I segni non mancano, sono molteplici e provocatori, ma solo per chi è disposto a pagare di persona, coinvolgendosi nella sequela di Gesù. Volgiamoci allora verso di lui, dicendo SI’ alla sua chiamata!

Non basta però compiere ciò che è giusto davanti a Dio, per rendere pieno il nostro cambiamento di vita, è necessario anche affrettarsi a compiere ciò che si deve fare con il prossimo, ossia accelerare i tempi della nostra riconciliazione con il fratello, piuttosto che differirli all’inverosimile, accanendosi contro di lui, come quando ci si appella alla giustizia degli uomini. Perché non bruciare le tappe, cercando nel dialogo interpersonale la via più rapida per sanare queste ferite?

La nostra vita terrena non è infinita e gli appuntamenti mancati forse non si riproporranno più, con il rischio dell’irreparabile, ossia che non ci sia più tempo per questa riconciliazione.

Signore fai che scorgiamo in ogni fatto che ci circonda la tua chiamata al cambiamento di vita e che non rimandiamo a domani la pacificazione che possiamo siglare oggi con il fratello.

 

P. Guido Bendinelli OP

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La lotta al male e alle passioni

Praticamente tutte le riflessioni e le predicazioni di p. Giuseppe, oltre che una serie di corsi di
spiritualità, contengono stimoli e strumenti finalizzati a:
• favorire la conoscenza di sé
• ingaggiare la lotta al male che c’è in noi e alle nostre passioni
La conoscenza di sé, derivante dal confronto con la Parola di Dio e dalla direzione spirituale e
sostenuta dallo Spirito Santo, progressivamente ci fa prendere consapevolezza dei nostri limiti,
delle nostre paure, delle nostre fragilità/debolezze, che a questo punto possiamo con fiducia
presentare a Gesù affinché vengano sanate.
La lotta al male e alle passioni è stato un punto fondamentale dell’insegnamento di p. Giuseppe, perché sono l’ostacolo concreto e reale tra noi e la salvezza e ci impediscono di affidarci totalmente all’amore di Dio e alla sua provvidenza.
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Araldo del Vangelo

Innamorato della Parola di Dio e della persona di Gesù Cristo, p. Giuseppe si è fatto araldo di questa parola che risuonava nella sua anima come Via, Verità e Vita. All’annuncio della Parola, attraverso la predicazione, gli incontri di spiritualità, la preghiera e, infine, con la fondazione della Comunità Abbà, p. Giuseppe ha dedicato la vita.
Ascoltare le sue predicazioni e le sue meditazioni ha significato per ognuno di noi sentire il Vangelo prendere vita nei nostri cuori e il desiderio di trasmettere a nostra volta la bellezza di ciò che ascoltavamo, che ha riempito il nostro cuore di gioia e che ha dato alla nostra vita un senso autentico!

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Accogliere la Salvezza

Intimamente connesso all’amore per Cristo, per tutta la sua attività pastorale, con particolare intensità negli ultimi anni della sua vita terrena, per p. Giuseppe c’è stato lo sforzo costante di cercare di aiutare quanti si rivolgevano a lui, o ascoltavano le sue predicazioni, a comprendere che cosa impedisce di accogliere concretamente la salvezza che Gesù ha portato.
Credenti, che nonostante la frequentazione dei sacramenti, la preghiera, i pellegrinaggi, la devozione non riescono a vivere nella gioia e nell’amore e nella libertà dei figli di Dio, non riescono ad accogliere se stessi e gli altri, non riescono a vincere il proprio carattere e le proprie inclinazioni naturali, non riescono a perdonare e a perdonarsi, non riescono a distaccarsi dalle cose materiali e dalle suggestioni di questo mondo.