P. Guido Bendinelli OP
Dal vangelo secondo Matteo
Mt 7, 6. 12-14
Mt 7, 6. 12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
È vero che anche oggi Gesù ci propone uno dei suoi mirabili insegnamenti, la regola d’oro, il fare agli altri ciò che desideriamo sia fatto a noi, come espressione della massima apertura verso il fratello; ma è altrettanto vero che questo passo è preceduto da un testo emblematico, “non date le perle ai porci” su cui raramente si fissa l’attenzione dei fedeli e che sembra invece restringere il raggio dell’iniziativa evangelica.
Si tratta di un pensiero assai vivo tra i primi cristiani, consapevoli che l’annuncio ha bisogno di una certa preparazione da parte degli uditori, perché non abbiano ad abusare di quanto offerto loro, col pericolo di profanare la perla preziosa, che è Gesù e il Regno.
E questo valga per la dottrina del Padre Figlio e Spirito Santo, del Figlio che si è fatto carne, della Chiesa sposa di Cristo, della risurrezione della carne, ancor prima e ancor più delle questioni etiche, che maggiormente attirano l’attenzione del pubblico esterno.
Reduci da due mila anni di cristianesimo, proclamato in tutti i modi e informatore di ogni ambito della vita sociale e civile, abbiamo smarrito il senso di discrezione e di riservatezza che deve circondare il mistero cristiano e stentiamo a assumere un profilo defilato in un mondo postcristiano, indifferente, quando non ostile. E spesso non realizziamo che in questo contesto l’evento cristiano, dato in pasto ai moderni mezzi di comunicazione, ne esce grottescamente deformato.
“Non dare le perle ai porci” non certo per significare disprezzo, sufficienza o disistima nei confronti dei non credenti, ma per dire il rispetto dei loro tempi di maturazione e consapevolezza che l’annuncio per essere vero domanda una debita preparazione.
Il pezzo forte di oggi è comunque la “regola d’oro” dell’agire cristiano, ossia il fare agli altri soltanto ciò che desideriamo sia fatto a nostro favore. È una regola che chiama la persona a uscire da sé, per fare dell’altro il centro dei propri interessi. Gesù invita a un dislocamento interiore, con cui prendere dimora nel cuore del prossimo, per comprendere il mondo a partire da quello. Operazione divina, perché il nostro creatore, guarda con i nostri occhi e sente con i nostri sentimenti, più di quanto l’uomo non sappia farlo. Operazione sovrumana per tutti noi, che alla vittoria sul nostro egoismo, dobbiamo aggiungere anche la vittoria sulla nostra ignoranza, essendo l’animo del fratello un mistero difficilmente comprensibile. In ogni caso scelta che spiana la via al vero amore e edifica l’autentica fraternità.
Domandati allora, prima di agire, rispondere, giudicare, se quello che stai compiendo sarebbe anche ciò che desidereresti fosse compiuto a tuo favore. Ti accorgerai come tutto questo, possa aiutare i rapporti tra le persone. E se certe verità saranno comunque dolorose da dire, almeno non saranno trasmesse per ferire il fratello, ma per aiutarlo a crescere. E se certi “no” dovranno pure essere espressi, non lo saranno per ragioni di puntiglio o per il semplice gusto di ferire, ma per amore della verità e del vero bene dell’altro. Domandati per questo cosa potrebbe provocare su di te quella parola che stai pronunziando all’indirizzo dell’altro.
P. Guido Bendinelli OP