TESTIMONIANZE

La gioia di donare

In piena pandemia, nel silenzio della nostra città dilaniato solo dalle sirene delle ambulanze, ho vissuto una tappa molto particolare della mia vita, densa di eventi che hanno radicalmente cambiato l’assetto della mia esistenza.
Il Signore nella sua infinita misericordia mi ha accompagnato, ha guidato i miei passi verso una più piena conoscenza del suo amore. Ha messo nel mio cuore la determinazione di affidarmi a Lui finalmente con libertà, senza paura e senza riserve e il desiderio di mettere nelle sue mani ogni progetto personale, anche quello di rendermi utile, soprattutto alla luce della pandemia in corso.
E la Provvidenza, inaspettatamente, nel modo in cui solo Lei sa fare, mi ha fatto incontrare CaritasAmbrosiana nel momento in cui decide di avviare un progetto unico nel settore: un Contact Center dedicato ai donatori, per facilitare la conoscenza delle situazioni di bisogno e favorire la raccolta fondi.
Mi ritrovo quindi insieme a decine di altre persone a fare formazione, ad apprendere cosa e quanto faccia realmente Caritas per Milano e per la diocesi ambrosiana, ma soprattutto entro in un flusso di entusiasmo, di generosa disponibilità, di solidarietà che anima le giornate e le riempie di novità e di gioia.
Svolgere questo servizio significa per me vivere in prima fila le vicissitudini delle persone di questo tempo: chi ha perso il lavoro, chi non riesce a fare la spesa, chi ha bisogno di medicine e cure, chi, come è capitato a un collaboratore Caritas, muore a 37 anni in uno spaventoso incidente stradale, e chi, a causa della guerra, ha dovuto fuggire e ha perso tutto. E insieme a chi soffre o è in difficoltà, incontro anche tante, tantissime persone generose, che desiderano aiutare, portare conforto, donare.
E’ come se le parole del Vangelo prendessero corpo fisico e vivente, come la scelta comunitaria fatta tanti anni fa, condividendo nella solidarietà l’essere fratelli, tutti, figli di Dio che è Padre. E sperimentare nella concretezza di ogni giorno che “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
“Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo!”, come ci ha esortato a fare San Giovanni Paolo II, soprattutto nei momenti bui, quando la vita sembra inutile o senza senso e a noi sembra che non ci sia via d’uscita. Dio aprirà una via!
Stefania

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La lotta al male e alle passioni

Praticamente tutte le riflessioni e le predicazioni di p. Giuseppe, oltre che una serie di corsi di
spiritualità, contengono stimoli e strumenti finalizzati a:
• favorire la conoscenza di sé
• ingaggiare la lotta al male che c’è in noi e alle nostre passioni
La conoscenza di sé, derivante dal confronto con la Parola di Dio e dalla direzione spirituale e
sostenuta dallo Spirito Santo, progressivamente ci fa prendere consapevolezza dei nostri limiti,
delle nostre paure, delle nostre fragilità/debolezze, che a questo punto possiamo con fiducia
presentare a Gesù affinché vengano sanate.
La lotta al male e alle passioni è stato un punto fondamentale dell’insegnamento di p. Giuseppe, perché sono l’ostacolo concreto e reale tra noi e la salvezza e ci impediscono di affidarci totalmente all’amore di Dio e alla sua provvidenza.
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Araldo del Vangelo

Innamorato della Parola di Dio e della persona di Gesù Cristo, p. Giuseppe si è fatto araldo di questa parola che risuonava nella sua anima come Via, Verità e Vita. All’annuncio della Parola, attraverso la predicazione, gli incontri di spiritualità, la preghiera e, infine, con la fondazione della Comunità Abbà, p. Giuseppe ha dedicato la vita.
Ascoltare le sue predicazioni e le sue meditazioni ha significato per ognuno di noi sentire il Vangelo prendere vita nei nostri cuori e il desiderio di trasmettere a nostra volta la bellezza di ciò che ascoltavamo, che ha riempito il nostro cuore di gioia e che ha dato alla nostra vita un senso autentico!

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Accogliere la Salvezza

Intimamente connesso all’amore per Cristo, per tutta la sua attività pastorale, con particolare intensità negli ultimi anni della sua vita terrena, per p. Giuseppe c’è stato lo sforzo costante di cercare di aiutare quanti si rivolgevano a lui, o ascoltavano le sue predicazioni, a comprendere che cosa impedisce di accogliere concretamente la salvezza che Gesù ha portato.
Credenti, che nonostante la frequentazione dei sacramenti, la preghiera, i pellegrinaggi, la devozione non riescono a vivere nella gioia e nell’amore e nella libertà dei figli di Dio, non riescono ad accogliere se stessi e gli altri, non riescono a vincere il proprio carattere e le proprie inclinazioni naturali, non riescono a perdonare e a perdonarsi, non riescono a distaccarsi dalle cose materiali e dalle suggestioni di questo mondo.